Murakami Haruki, Kafka sulla spiaggia, Einaudi, 2008
Esistono
libri che raramente consiglio o regalo, perché sono autori che o li
ami o li odi e a stento riesci a finirli.
Kafka
sulla spiaggia, e molti dei
libri di Murakami Haruki, sono tra questi.
Se qualcuno mi dicesse “ho odiato questo libro” non mi
sorprenderei, né proverei a convincerlo del contrario.
Tuttavia non posso negarlo: questo libro mi è piaciuto moltissimo.
No, meglio, questo libro mi ha colpita.
Il bello – e brutto – di Murakami è i suoi libri sono un viaggio
in balia della corrente: cominci a leggere senza sapere cosa
aspettarti e finisci per farti trascinare via dalla narrazione, dai
personaggi assurdi, dalle situazioni surreali. Se cerchi di
aggrapparti, di cercare un filo logico, di rimanere a riva, il libro
non può piacerti e rimarrà un'accozzaglia di elementi fusi insieme.
La trama si divide in due storie che procedono parallele e correlate,
pur senza che i due protagonisti si incontrino.
Da un lato abbiamo Tamura Kafka – un ragazzino scappato di casa a
quindici anni per sfuggire alla maledizione dai richiami edipici
lanciatagli dal padre. Infatti, quando Tamura aveva quattro anni, la
madre se n'era andata di casa con la figlia maggiore, lasciando il
figlio in balia del padre che gli aveva predetto un destino analogo a
quello dell'eroe tragico greco: avrebbe ucciso il padre e avrebbe
fatto sesso con la madre e con la sorella.
Nella sua fuga da un destino che vuole certamente evitare, Tamura fa
la conoscenza di una ragazza, Sakura – che richiama alla sua mente
l'immagine sfocata che ha di sua sorella – un bibliotecario che
dimostra più anni di quelli che ha, il signor Oshima, la
proprietaria della biblioteca che diventerà il nido di Tamura, la
signora Saeko, e altri personaggi meno rilevanti.
Dall'altro lato abbiamo il signor Nakata, un vecchio che da bambino,
in seguito ad un misterioso incidente, perde la facoltà di leggere e
scrivere per guadagnare quella di parlare coi gatti. In seguito ad un
avvenimento oscuro e inspiegabile, il signor Nakata è costretto a
lasciare la propria città e – spinto da una forza non meglio
specificata – si avventura in autostop verso lo Shikoku al fianco
di un camionista, il signor Hoshino, che segue Nakata senza sapere
perché, anche lui spinto da un moto interiore inspiegabile.
La
trama è complessa, spesso assurda, e molte questioni rimangono
(volutamente?) aperte (come in altri suoi libri: Nel segno
della pecora, o La
ragazza dello Sputnik).
Ci sono elementi magici che i protagonisti accettano senza battere
ciglio, come se fosse tutto parte di un piano più grande, di un
disegno a noi oscuro ma ben progettato.
Ma passiamo all'aspetto che in ogni libro mi sta più a cuore: i
personaggi.
La cosa che più ho apprezzato di questo libro è la sfaccettatura di
ogni personaggio. Quando Murakami Haruki ci presenta un personaggio
non lo fa finalizzandolo alla trama, ma piuttosto costruisce la trama
attorno ai personaggi. I suoi personaggi non sono semplici pedine, ma
hanno una loro autonomia rispetto alla storia.
Ne sono un esempio i dettagli che inserisce. Prendiamo il signor
Oshima – che di tutti è il personaggio che ho amato di più. Il
suo ruolo nella trama è importante dal punto di vista pratico
(fornisce un posto dove stare al protagonista e lo aiuta in più
occasioni) ma non sembra una presenza “pesante” all'interno della
trama. Da quel punto di vista la signora Saeko – che pure appare
meno – appare decisamente più importante. Eppure nel corso della
storia vengono fatte delle rivelazioni su di lui – anche piuttosto
eclatanti – che non portano da nessuna parte.
Questo aspetto della scrittura rende i personaggi tridimensionali,
reali, e non semplici macchiette sullo sfondo di una trama fin troppo
intricata.
Sul finale poi ci sarebbe molto – moltissimo da dire.
Io ho le mie teorie e con tutte le motivazioni del caso (ma sono
aperta a qualsiasi discussione), ma il finale in realtà è così
aperto da lasciare spazio a pressoché qualsiasi interpretazione.
Se
qualcuno in libreria prendesse in mano Kafka sulla spiaggia
e mi chiedesse “E' bello? Lo
compro?” esiterei a rispondergli perché le probabilità che il
libro non gli piaccia e che me lo tiri dietro sono alte (ed essendo
500 pagine di libro preferirei evitare).
Tuttavia non mi sento neppure di sconsigliarlo.
Se siete pronti ad “accettare la sfida” e a prendere per buone le
mille assurdità di Murakami Haruki, allora prego, questo libro sarà
per voi come un giro sulle montagne russe: non capirete cosa sta
succedendo per metà del tempo, vi pentirete di aver accettato almeno
due volte ma tornati a terra vorrete farlo ancora.
Che poi penso sia il motivo per cui continuo a leggere i libro di
questo pazzo giapponese.
Irene